Folklore nel mondo: viaggio in india. Tradizioni, feste, usi e costumi di uno dei luoghi più affascinanti al mondo.

Folklore nel mondo: viaggio in india. Tradizioni, feste, usi e costumi di uno dei luoghi più affascinanti al mondo.

Folklore nel mondo: viaggio in india. Tradizioni, feste, usi e costumi di uno dei luoghi più affascinanti al mondo.

Folklore nel mondo: viaggio in india 

 

Le feste indiane sono uno degli aspetti più folkloristici ed appassionanti del patrimonio culturale di questo paese: nel corso dell’anno, celebrazioni religiose, festività dedicate alla nascita o alla morte di personaggi storici o mitologici e riti scanditi dall’avvicendarsi delle stagioni si susseguono continuamente dando vita a manifestazioni ricche di colori e di energiaPer i turisti occidentali, a colpire maggiormente durante un viaggio in India è proprio il modo in cui la spiritualità influenza ogni aspetto della vita del popolo, tanto nelle grandi città, quanto nei piccoli centri urbani. Se il misticismo e le usanze religiose permeano con forza la quotidianità, durante i festival e le cerimonie gli indiani si riversano nelle strade, nelle piazze e nei luoghi di culto, scatenando festeggiamenti travolgenti 

Le festività celebrate in India sono così varie e numerose da rendere quasi impossibile riassumerle in modo esaustivo: quasi in ogni stagione e località, è possibile imbattersi in feste più o meno conosciute ed amate dagli indiani

Ecco alcune delle festività e cerimonie più belle….

Cerimonia Aarti

L’Aarti è un  rituale di purificazione induista che viene celebrato come buon auspicio oppure per ringraziare una divinità in molte occasioni diverse. Gli Aarti più affascinanti e scenografici si tengono nelle città che sorgono lungo le rive del fiume sacro, il Gange.

Durante la cerimonia, che ruota attorno al simbolismo del fuoco e della luce, si accendono piccole fiaccole, in genere rappresentate da piattini cosparsi di petali di fiori in cui arde uno stoppino in cotone imbevuto di ghi (il tradizionale burro indiano chiarificato) oppure di canfora.

Nei rituali più importanti e celebri, come quello che si tiene al tramonto presso la città sacra di Varanasi, l’Aarti (o, più precisamente, il Ganga Aarti) si trasforma in una grande festa a cielo aperto, con i gradoni che scendono verso le acque del Gange illuminati dalle fiammelle di centinaia di candele, ma anche con canti e danze tradizionali avvolte nell’esotico profumo dell’incenso.

 

Diwali

Il Diwali è la “festa della luci“, una delle festività più importanti e sentite in India, celebrata dagli induisti, ma anche dai buddisti, dai jainisti e dai sikh. Le origini di questa festa si perdono nel tempo e variano tra le diverse confessioni religiose, ma anche da regione a regione: il Diwali è ispirato all’episodio mitologico del ritorno di Rama, incarnazione della divinità Vishnu, nella sua città, Ayodhya, dopo diversi anni di esilio. Oggi, la ricorrenza celebra la vittoria della luce sul buio e del bene sul male, con cinque giorni di festeggiamenti che si tengono in buona parte del territorio indiano, in genere tra ottobre e novembre.

 

Tanti i riti che si accompagnano al Diwali, nonché le tradizioni, che pure variano di località in località: dalla preparazione di piatti e dolci tipici, alle candele e alle fiaccole che vengono sistemate in ogni casa e in ogni angolo delle città, rischiarando la notte e creando atmosfere cariche di suggestione.

 

Spesso, le serate del Diwali sono illuminate anche da grandi spettacoli pirotecnici.

Onam

L’Onam è una festività che si tiene ogni anno, per circa una decina di giorni tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, particolarmente sentita nello stato del Kerala: la festa celebra il raccolto, anche se le sue origini, come nel caso di ogni festività indiana, si intrecciano con racconti mitologici e tradizioni antichissime.

 

Tante gli eventi, i riti e le usanze che caratterizzano l’Onam: dalla parata di elefanti dell’Athachamayan, alle incantevoli decorazioni realizzate con i fiori, passando per canti e balli tradizionali come la Pulikali, ovvero la “danza della tigre”, le strade delle città del Kerala si riempono di mille suoni e colori, offrendo uno spettacolo molto coinvolgente.

Holi: la festa dei colori

L’Holi Festival, la festa dei colori dell’India, è probabilmente la più famosa delle festività indiane.

Esportata sotto forma di colorati festival musicali ormai in tutto il mondo, l’Holi è una celebrazione della fine dell’inverno e dell’inizio della primavera, nonché della rinascita e del fiorire della vita, che si tiene ogni anno a marzo, dopo il plenilunio del mese di Phalgun (secondo il calendario induista).

Dalle vie di New Delhi fino a quelle di Mumbay, passando per le spiagge di Goa, l’Holi viene festeggiato praticamente ovunque in India: come in un grande carnevale, l’atmosfera si riempe di gioia e allegria, mentre grandi e bambini si divertono con il lancio di gavettoni e di polveri colorate nell’aria.

Nelle varie città si svolgono manifestazioni a base di canti e balli, dai quali è d’obbligo uscire interamente ricoperti da un mix di tutti i colori dell’arcobaleno.

 

Durante l’Holi, le differenze di casta vengono meno e, secondo la tradizione, ogni sentimento di rancore o diffidenza nei confronti del prossimo viene abbandonato, per vivere una giornata all’insegna dell’unione e della fratellanza. L’Holi è anche la festa degli innamorati, che celebrano la loro unione dipingendosi a vicenda il volto con le polveri colorate.

Nella sera precedente all’Holi viene celebrato l’Holika Dahan, un rituale nel quale vengono allestiti grandi falò, che bruciando rievocano la pira in cui, secondo la tradizione induista, perì il demone Holika.

Fiera di Pushkar

La fiera dei cammelli di Pushkar, o Pushkar Mela, è un grande evento che si tiene tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre nei pressi dell’omonima cittadina, nel cuore della regione desertica del Rajasthan.

La fiera rappresenta un appuntamento molto particolare: non si tratta infatti esclusivamente di una manifestazione con finalità commerciali, ma anche di un’importante festività locale.

 

Centinaia di allevatori, con le loro mandrie di dromedari (e non di cammelli a dispetto del nome dell’evento) al seguito, ma anche artigiani e mercanti si riuniscono nei pressi del lago Pushkar, nato, secondo la leggenda, dall’acqua sgorgata da un fiore di loto caduto al dio Brahma.

Nei giorni della fiera, è possibile acquistare souvenir molto originali, assaggiare pietanze tipiche del luogo, assistere a gare e spettacoli di ogni genere, nonché a cerimonie di purificazione che si tengono sugli incantevoli gradoni che scendono fino alle acque del lago.

Parlando di abiti tipici indiani invece……

Il Sari

Il sari è il classico abito femminile indiano, reso particolare e ricco dai ricami in argento od oro. Una pezza di stoffa in seta o cotone lungo circa 5 metri e _ che può essere alto da 1 a 1,40 metri; si regge sulla vita infilando il bordo superiore nella cintura della sottogonna. La rimanente parte della pezza viene passata sulle gambe, quindi sul dorso e morbidamente drappeggiata dalla vita al seno da destra a sinistra. Oltre alla sottogonna, l’altro indumento indispensabile è il choli, una camicetta che copre il seno, lasciando scoperta la vita. Questo indumento, oltre alla sua versatilità in fatto di movimenti (può essere utilizzato per guidare l’automobile, lavorare, fare addirittura sport, viaggiare) garantisce sempre una buona protezione dal sole , dal vento e dall’umidità. Facile da lavare e altrettanto da stirare, comodissimo da riporre non che bello per il suo effetto sulla persona: ecco perchè il sari è riuscito a sopravvivere nella nostra epoca. “Componenti” fondamentali nella creazione del sari sono i tessuti particolari, gli accostamenti dei colori, le variazioni nell’accostamento dei colori, i disegni sia sulla pezza intera che sulla bordura laterale. . Il sari può essere una vera opera d’arte, addirittura ogni lingua indiana ha un suo vocabolario per quello che riguarda la sua creazione. Le varianti dei disegni e della tessitura sono talmente particolari e differenti che ogni donna indiana sa riconoscere che sari si trova di fronte: ormai per tutto il paese si trovano varietà provenienti da tutte le regioni. Anche in India ci sono varianti per tutte le occasioni: per lavorare o per sbrigare le faccende se ne userà uno in cotone o seta stampata; per una riunione, uno in broccato o ricamato con zari. Ancora più preziosi sono i sari provenienti dall’Orissa e dall’Andhra Pradesh detti anche ikat che sviluppano disegni floreali, di animali e forme geometriche intrecciate in vari colori, e per la complessità del lavoro (tutto viene tessuto al telaio a mano) sono insieme ai famosi sambalpuri (sari di seta cruda) riservati alle cerimonie. altrettanto favolosi sono i sari di Varanasi, di Kanchipuram e di Bangalore, sempre di seta pesante, che possono essere decorati con disegni in oro o argento, arrivando ad essere dei preziosi broccati che ricordano, nella loro ricchezza, i vestiti nei mosaici di Bisanzio. Sono poi molto particolari i sari del Bengala, i baluchari, che presentano decorazioni di richiamo epico, soprattutto dal Ramayana, solamente sul bordo e sul pallù, rendendoli simili a degli arazzi medievali.

Altri abiti di uso comune

 

Il Salvar-Kamiz. Questo vestito è di derivazione araba. Con Salvar si intendono i pantaloni, che partono dalla vita, stringendosi a mano a mano fino alle caviglie; su di essi si indossa il Kamiz, che inizialmente copriva tutto il corpo: questo ha una scollatura arrotondata,a punta o quadrata, è tagliato dritto o a trapezio, con la parte finale più larga. Nei primi decenni del secolo veniva indossato solo dalle bambine e dalle ragazze, ma ultimamente si sta diffondendo molto, anche per la sua eleganza e praticità sotto tutti i punti.

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Il Kurta

E’ la camicia indiana da uomo, e a differenza del Kamiz la scollatura è sempre tonda e la svasatura è minima. Anch’esso molto pratico e comodo. Sono generalmente abbottonati sul petto, con gradevoli ricami geometrici lungo i bottoni, il collo e il bordo delle maniche.

Se volete scoprire tutti gli abiti tradizionali indiani date un’ occhiata qui: https://www.innfinity.in/it/limitless/29-states-of-india-and-their-dresses-which-are-simply-stunning/

Andiamo a scoprire un pò di curiosità sull’india……

  • Chi sono i sadhu?

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  • Sadhu (in sanscrito sādhus) vengono identificati i cosiddetti santoni o baba indiani. Per intenderci sono quelle persone che in india spesso si incontrano vestiti in maniera succinta e trasandata e con il viso dipinto, spesso raccolti in preghiera o dediti alla richiesta delle elemosine al di fuori dei templi.

La loro è una vita di rinuncia alle passioni terrene detta Moksha, con lo scopo del perseguimento della liberazione da Maya, l’illusione terrena e con ciò la fine del ciclo delle reincarnazioni (Samsara).

Questo in ultima analisi significherebbe fermare il ciclo delle sofferenze terrene conseguendo la fusione nella Coscienza Cosmica, o nel Se’, come vogliate chiamarlo.

E’ inutile dire che, siate disposti o meno a credere in questa possibilità, pochi riescono a raggiungere questo obiettivo nel corso della vita presente.

Il Sadhu per agevolare questo processo sceglie una vita di rinuncia e di santità.

 

 

  • Quando nasce un bambino, quindi, gli disegnano un punto nero sulla guancia o sulla testa, chiamato kali bindi, perché ritengono che, se troppo ammirato, possa ammalarsi. Quindi focalizzano l’attenzione di chi guarda sul punto nero, così da scongiurare la sfortuna.

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  • Tagliarsi i capelli a zero ed offrirli al tempio, o rasarsi la testa quando muore un parente

I capelli per gli indiani, rappresentano l’ego. Non a caso i capelli degli indiani sono meravigliosi. Rasarsi i capelli significa sottomettere l’ego. Nel momento in cui vengono donati in un tempio o per una puja, rappresentano quindi ciò che di più prezioso si possiede; si rasano sia le donne che gli uomini, i bambini, ricchi e poveri, a dimostrazione che non bisogna mai perdere l’umiltà d’animo.

Nel caso in cui vi sia una perdita in famiglia, saranno solo i maschi, bambini e adulti, a rasarsi la testa. Tutti vestono abiti bianchi, candidi e puri. I maschi della famiglia infatti, con questo gesto manifestano che si prenderanno cura della famiglia senza alcun ego, trattando tutti ugualmente.

  • le donne indiane si sposano con le vacche, i cani, gli alberi.

Avete capito bene….alcune persone  secondo gli indiani, nascono in condizioni di “sfiga” naturale, per cui, chi le sposerà, ne passerà delle belle.

Per evitare problemi, la persona porta-sfiga deve sposarsi ad una vacca, un cane o ad un albero, in modo da passare a loro la propria malasorte.

Risultato immagini per vacche sacre india

Conseguentemente, la persona che sposeranno in “seconde nozze” potrà star tranquilla. 

Inoltre Nella religione Indù vengono venerati molti animali ma ce ne è uno che raggiunge la massima sacralità: la Gau mata o “madre mucca” o mucca sacra. Portata in processione, decorata durante le feste, oggi ne è vietata la macellazione. A differenza di molte altre specie animali, la mucca non rappresenta solo una divinità ma simboleggia la protezione, la prosperità, la maternità.

  • mangiare seduti sul pavimento a gambe incrociate…

Risultato immagini per india mangiare a gamba incrociate

La posizione assunta per mangiare seduti sul pavimento è a gambe incrociate ed è chiamata “sukhasana”: in tal modo il corpo si rilassa e avvia il processo della digestione più velocemente, anche grazie alle flessioni in avanti per prendere il cibo che favoriscono la produzione dei liquidi digestivi.

Inoltre, alzarsi e sedersi stimola i movimenti dei legamenti delle ginocchia, allontanando il rischio di artriteLe bisnonne indiane tuttofare ne sanno qualcosa!

 

Spero che questo primo appuntamento con il folklore e curiosità dal mondo vi sia piaciuto…

Vi aspetto la prossima settimana con un nuovo appuntamento per continuare a viaggiare tra i colori e le usanze del mondo anche da casa….

 

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